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PubMed-ita:25777965 JSONTXT

I Testimoni di Geova rappresentano una minoranza di pazienti che per motivi religiosi non possono accettare trasfusioni di sangue e, a seconda delle scelte individuali, anche di prodotti emoderivati come eritrociti, piastrine, globuli bianchi o plasma. L’articolo illustra il trattamento di citoriduzione condotto su una paziente affetta da carcinomatosi peritoneale di origine ovarica, allo scopo di dimostrare che seguendo correttamente i protocolli e tutte le misure preventive in campo anestesiologico e chirurgico è possibile portare a termine un intervento di questa portata. Paziente di 58 anni con ipertensione e insufficienza mitralica, lamentava dolore di carattere continuo localizzato all’addome superiore e irradiato posteriormente. All’ultrasonografia è stata rilevata una neoformazione di 15 mm di diametro localizzata tra il 7 e l’8 segmento epatico. In seguito a TC dell’addome superiore e MR colangiopancreatografia sono state individuate numerose altre lesioni in sede epatica e nella testa e coda del pancreas compatibili con diagnosi di IPMN. Il planning chirurgico prevedeva una pancreatectomia distale e, successivamente, una resezione epatica a cuneo nella sede della lesione. Durante la procedura sono state identificate delle lesioni maligne sul mesocolon trasverso. Inoltre, l’esplorazione addominale ha permesso di individuare un’ulteriore lesione in corrispondenza del 7 segmento epatico e una neoformazione maligna nell’ovaio sinistro, infiltrante sigma e retto. È stato effettuato l’esame istologico dei tessuti in sede intra-operatoria che ha permesso di porre diagnosi di adenocarcinoma di probabile origine ovarica. Infine, erano presenti lesioni non precedentemente identificate a carico del pancreas e del diaframma. Alla luce di tutto ciò si è proceduto ad una pacreaticosplenectomia con doppia resezione a cuneo del fagato, resezione del diaframma, isterectomia totale con ovariectomia bilaterale, resezione del sigma, della parete anteriore del retto e dei linfonodi aorto-iliaci e otturatori. Nel complesso l’intervento è durato 510 minuti e non è stato necessario ricorrere a trasfusioni di sangue. Dal punto di vista anestesiologico è stato necessario monitorare attentamente la paziente per tutta la durata della procedura, sostenendo lo stato emodinamico e la gittata cardiaca tramite l’infusione di soluzione glocosata al 5% e di efedrina per prevenire fenomeni di insufficienza d’organo secondari all’instaurarsi di stati ipovolemici. I parametri vitali sono stati mantenuti nella norma con pressione arteriosa tra 61 e 110 mmHg e la pressione venosa centrale tra 4 e 10 mmHg, grazie all’infusione di 4000 ml di cristalloidi e terapia fluida. La paziente è rimasta in terapia intensiva per 13 giorni dopo l’intervento. Il decorso post-operatorio è stato complicato a causa della fuoriuscita di materiale pancreatico dal drenaggio in prossimità del moncone pancreatico. In conclusione è stato portato a termine senza complicazioni uno degli interventi più estesi eseguiti su un paziente testimone di geova, dimostrando che è possibile eseguire procedure di questa portata potendo, allo stesso tempo, rispettare il credo religioso. Di fondamentale importanza sono la preparazione e l’esperienza degli operatori in sala operatoria e l’adozione di tutte le misure preventive al fine di minimizzare i rischi di perdite di sangue.

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