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PubMed-ita:23396265 JSONTXT

SommarioL’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS) è ormai entrata nella routine dell’imaging, quantomeno del fegato, essendo le sue possibilità, limiti e indicazioni state definite in base a casistiche adeguate e secondo linee guida e raccomandazioni. Valutiamo la tipologia delle richieste di esami CEUS eseguiti presso un singolo centro oncologico. Maggio 2009 - aprile 2010 abbiamo raccolto dati prospettici sugli esami di CEUS epatica praticati. Il singolo radiologo, che eseguiva ciascun esame CEUS, compilava la scheda di raccolta dati: anagrafica del paziente, tipologia della provenienza, tipologia del richiedente, quesito clinico. Si trattava di 564 pazienti di 17-86 anni (media 58) ai quali abbiamo praticato 644 esami CEUS epatici (491 esami ambulatoriali, 153 esami su degenti); 4 casi in cui la CEUS era stata richiesta, ma non praticata venivano comunque inclusi. La CEUS era programmata in 583 casi e decisa estemporaneamente nei rimanenti 61. Il richiedente era: lo stesso operatore che si trovava a eseguire l’ecografia (US) convenzionale nel 9.5% dei casi, uno specialista interno nel 77.3%, uno specialista esterno nell’11,8%, un medico di base di propria iniziativa nello 0.8%, un’altra figura ancora nello 0.6%. Riguardo al quesito clinico, l’indicazione era: utilità/necessità di una valutazione CEUS di scelta nel 47.8% dei casi, dubbio diagnostico dell’US basale nel 30%, dubbio diagnostico di una “macchina pesante” (TC, RM o PET) nel 16.1%, discrepanza tra i risultati di diverse “macchine pesanti” nel 6%. La CEUS, metodica semplice, rapida, paucinvasiva e relativamente economica, viene sempre più utilizzata non solo per chiarire dubbi dell’US basale, ma anche come “risolvi-problemi” nel definire dubbi o discrepanze delle metodiche radiologiche o medico-nucleari più sofisticate.

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