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PubMed-ita:26246657 JSONTXT

I canali del calcio di tipo L sono indispensabili alla normale contrattilità del miocardio e della muscolatura liscia del sistema vascolare. In quanto tali, essi rappresentano uno specifico bersaglio terapeutico di una vasta famiglia di farmaci ad attività calcio-antagonista, che sono ampiamente usati per trattare l'ipertensione, l'ischemia miocardica e le aritmie. Tuttavia, i canali del calcio di tipo L svolgono un ruolo determinante anche nel normale funzionamento delle cellule sensoriali nell'orecchio interno. Nelle cellule cigliate, infatti, sia della coclea che del labirinto, l'ingresso del calcio all'interno del citoplasma è il primo processo fisiologico che attiva un complesso di meccanismi intracellulari, ovvero una sequenza di attivazioni enzimatiche, il cui risultato finale è il rilascio dei neurotrasmettitori a livello delle sinapsi. Al contrario, una concentrazione eccessiva di ioni calcio nelle stesse cellule sensoriali, ad esempio come conseguenza di un malfunzionamento dei canali del calcio di tipo L, è responsabile dell'attivazione delle fosfolipasi di tipo A2 e C, delle protein-chinasi II e C, dell'ossido nitrico sintetasi che possono causare un danno alla membrana plasmatica e la stessa morte cellulare qualora i limiti funzionali dei sistemi tampone del citoplasma vengano superati. La nimodipina, un agente altamente lipofilo, appartenente alla famiglia delle 1-4 diidropiridinine, che attraversa facilmente la barriera emato-encefalica, è generalmente utilizzata per ridurre la gravità dei deficit neurologici derivanti da vasospasmo nei pazienti con emorragia subaracnoidea. Inoltre, a causa della sua azione calcio-antagonista che si esplica selettivamente nei confronti dei canali del calcio di tipo L, viene suggerita come trattamento farmacologico efficace principalmente per quelle disfunzioni cocleari e vestibolari che vengono considerate delle "canalopatie". In effetti, i dati sperimentali ottenuti negli anfibi e in alcune specie di mammiferi indicano che nimodipina ha maggiore efficacia di altri calcioantagonisti (aminopiridina e nifedipina) nel bloccare le correnti di ioni calcio in ingresso nelle cellule ciliate e che è l'unico calcio-antagonista a mantenere tale efficacia anche durante la loro depolarizzazione indotta da stimolo meccanico. Negli esseri umani l'efficacia terapeutica della nimodipina è stata documentata nel trattamento della vertigine labirintica, dell'ipoacusia neurosensoriale e dell'acufene anche se riferibili ad una patologia complessa e non ancora del tutto chiarita come la malattia di Ménière. La nimodipina è inoltre considerata un valido approccio farmacologico nella profilassi dei danni neurali ai nervi facciali e cocleari causati dalla chirurgia ablativa dei tumori dell'angolo ponto-cerebellare ed è stata recentemente indicata per accelerare il recupero funzionale delle lesioni del nervo ricorrente conseguenti alla chirurgia del cancro alla tiroide. Per verificare, infine, l'efficacia della nimodipina nel trattamento delle vertigini di origine centrale, perlopiù associate ai disordini cerebrovascolari, e nel trattamento della vertigine emicranica, sono necessari ulteriori studi che confermino con maggiore rigore scientifico tali prospettive, peraltro già ampiamente riportate nella letteratura scientifica.

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