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SCOPO: In questo studio prospettico abbiamo analizzato il ruolo dell’imaging ecografico nella diagnosi e gestione del trauma penieno.
METODI: Tra il 2007 ed il 2014, 14 pazienti (età media: 39 anni) con sospetto di frattura del pene furono sottoposti ad uno studio ecografico. Quasi tutti i pazienti presentavano un riscontro anamnestico di traumi avvenuti durante un rapporto sessuale o manipolazione del pene. Gli esami ecografici furono eseguiti facendo scansioni su piani trasversali e longitudinali iniziando a livello del glande e procedendo sino alla base dell’asta. L’utilizzo del Color-Doppler è stato adoperato per visualizzare l’assetto vascolare o per identificare qualsiasi forma di anomalia vascolare.
RISULTATI: La più comune forma di rottura traumatica del pene accorsa in 9 persone fu quella del corpo cavernoso. la rottura si verificò sempre a livello di un singolo corpo cavernoso. Lo studio ultrasonografico identificò il punto di rottura a livello del corpo cavernoso attraverso la visualizzazione di un irregolare stria ipoecogena o iperecogena. 4 pazienti presentarono una lesione del plesso venoso al di sotto della tunica albuginea senza rottura della stessa. Un solo paziente riportò un trauma dell’uretra presentando difficoltà alla minzione ed uretrorragia. 10 pazienti furono sottoposti ad intervento chirurgico, mentre gli altri 4 furono ricoverati in regime di osservazione e dimessi due giorni dopo. Il follow-up medio è stato di 32 mesi (range 3-58). Dopo circa 8-12 settimane tutti i pazienti ripresero la propria attività sessuale. In un solo paziente permase una deviazione permanente dell’asta.
CONCLUSIONI: Secondo la nostra opinione l’esame ecografico può essere considerato la tecnica d’imaging da preferire nella valutazione di una rottura peniena prima d’intraprendere un approccio chirurgico. E’ semplce da eseguire, poco invasiva, ampiamente disponibile e poco costosa; anche se richiede operatori esperti.
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